Giuseppe Tartini - Lettere e documenti / Pisma in dokumenti / Letters and Documents - Volume / Knjiga / Volume I
269 LETTERE suono. Perciò replico e confermo che se ella avesse avuto a’ fianchi un compositore da cui le fossero stati indicati in precisione i musicali nostri bisogni, avendo ella gi colto nel punto sostanziale, lo avrebbe adattato e agli universali e a particolari nostri casi e bisogni, e fin d’allora sarebbe stato deciso della verit . La diversit dunque che vi e tra noi due, non e di sostanza, e di solo ordine, e di maggior o minor dilatazione, e dirò anche di più o meno facile intelligenza della regola. In tal caso come a me, e a tutto il dotto mondo conviene renderle quella giustizia, che distintam en te da chiunque ella merita, per aver scoperta la sostanza della cosa, cosi ad ella conviene (se mi e lecito il dirlo) usar verso di me la bont di credermi, che delle nostre due regole in sostanza eguali e vere la mia e più adattata alla pratica si per la sua maggior dilatazione a casi particolari, si per la sua più facile intelligenza rispetto a professori di musica, che cer- tam en te non sono gli uomini più colti. Dico bensì che il primo luogo in merito di scienza, e di soggetto deve darsi alla di lei regola; e quando ella mi conceda la grazia e licenza di aggiungere al mio trattato una breve dissertazione, in cui sia contenuta la sostanza di quanto si e privatam en te tra noi conferito, e sia posta nella di lei regola congiunta alla mia per intelligenza comune de’ professori l’autorit del di lei rispetta- bil issi mo nome, e la di lei approvazione alla congiunzione di queste due regole dico (ed ella vede meglio di me) ch’e per sempre deciso della questione. Non le faccia in genere difficoltà a ciò e remora l’esser ella persuasa non dipender l’armonia dalle pro- porzioni, ma dalla percezione de’ rapporti che sono tra i suoni. Questo e nulla in so- stanza, perché cosi anche essendo com’ella dice, e fatto che non possono esser costitu- iti questi suoni se non in rapporto di arm oni ca proporzione o serie rispetto al terzo suono; e pero e fatto, che il di lei esponente essendo lo stesso che il terzo suono, in tal rispetto non e più separabile l’arm oni ca proporzione e serie dalla regola, che rinchiude in tal senso e la sua, e la mia significazione. Non le faccia specie in particolare il modo diretto d’intender le cose musicali, che necessariam en te dev’esservi tra ella, e me per- ché posso assicurarla sul mio onore che in sostanza convenim m o. Per esempio ella dice che la sesta superflua, intesa da me per consonanza, rispetto alla di lei regola e la più forte dissonanza. Abbia ella la bont di osservare quanto io dico a pag ina 162, dove pretendo di dimostrare esser altrim en ti questa (secondo la di lei regola) la sua forma integrale, ma bensì secondo la mia regola quest’altra, in cui per l’aggiunta di Ffaut tra Dlasolre, e Gsolreut ♯ la forma muta natura, e faccia, ed e ottimo l’effetto il che [tre esempi grafico-musicali] per disteso ivi dimostro e spiego. Altro e che manchi alle nostre istituzioni musicali un segno per esprimer convenientem en te in questo caso il Gsolreut ♯ (ed io lo accenno): altro e che la forma non sia quale ivi e chiaram en te dimostrata. E cosi essendo, e certo che anche in questo caso affatto singolare sostan- zialm en te tra noi convenim m o, perché il di lei esponente, ed il mio terzo suono e Ffaut. Insomma ella esamini pure quanto mai sa e può queste due regole nella loro sostanza: le trovar in sostanza eguali, ch’e quanto mi son proposto di farle osservare, e considerare. Perciò ella non defraudi il dotto mondo della sua approvazione, da cui
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