Giuseppe Tartini - Lettere e documenti / Pisma in dokumenti / Letters and Documents - Volume / Knjiga / Volume I

247 LETTERE A pochi sempre mai, che il ciel cortese di tal grazia degnò, scerner fu dato di sotto al velo l’immortal Sofia o dea, che a pochi rivelarti degni, se tu non vai su per le scene altera da dorici strumenti intorno cinta, e nel curvo teatro a te non leva alto grido di plauso il popol folto, ma tu d’aureo saper pasci la mente, e tu ne togli, o ne sopisci i mali, onde all’uomo talor noia è la vita, rugiada dolce, e nettar dolce e puro per bearne dal ciel piovuto in terra. Non insana discordia, o cupo orgoglio, non falso onor d’ignobil ozio figlio, torse colui, che in te poteo lo sguardo mortal fissare, o diva, e te conobbe. oh chi mi leva a volo, e chi mi posa ove il nobil tuo seggio in mezzo a eletto Stuolo di saggi di locar ti piacque! Io veggo giù la tremola marina, le verdi piagge io veggo, e i bianchi scogli, che il nero flutto intorno urta, e flagella, e mille navi e mille il regio fiume veggo cuoprir fino al marmoreo ponte. Salve o beata oltremarina piaggia, salve terra felice o dagli dei amata Terra! A te produr fu dato, colui cui diè di propia man natura sue sante Leggi a lui solo cortese ritrosa agli altri. Ei ne fe parte al mondo, che prima si giacea pien d’alto errore, egli i fonti ne schiude in prima intatti, donde di verit sì larga vena per quelle dotte inonda illustri carte, che sacre fieno ognor finché la terra e’l mar di luce vestir l’argentea luna la notte, e l’aureo sole il giorno. Or dammi, o musa, la di bronzo armata lira sonante, or dammi lena e voce

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