Giuseppe Tartini - Lettere e documenti / Pisma in dokumenti / Letters and Documents - Volume / Knjiga / Volume I

241 LETTERE mai intendersi, se così non succedeva. Ecco dunque in che precisam en te non si siamo intesi. L’ill ustrissi mo sig no r d otto r Balbi, e v ostr a riv eren za mi scrivono queste precise parole doppo avermi accordato il fenomeno del terzo suono come legge di natura etc . Ho sempre creduto, e credo che questo fatto, e questa sperienza sia il fondamento prin- cipale, sopra cui si aggira la pretesa dimostratione della quadratura del circolo. Dunque altro sar il fisico, altro il dimostrativo, cioè altro sar il fondamento della dimostratione, ed altro la stessa dimostratione. Di qui è che si spera non prender sbaglio, quando si dice, che separiamo il fisico dal dimostrativo, se pure il fondamento sia separabile dalla fabrica. La ragione di tal separatione non è particolare in questo caso, ma universale in ogni fisica dimostratione, il piantare cioè sperienza per dimostrare poi un’altra cosa. Sin qui parole copiate dalla lettera, e ripeto le sottosegnate. Altro sar il fisico, altro il dimostrativo. Nel mio caso non è vero: è la cosa stessa. Separiamo il fisico dal dimostrativo. Nel mio caso è fisicam en te, e dimostrativam en- te impossibile. È universale in ogni fisica dimostratione il piantare una sperienza per dimostrare un’altra cosa. Ciò che succeda, io no’l so, né m’importa cosa, e come si fac- cia. Nel mio caso la pianta della sperienza è la stessa della dimostratione. Ecco dunque quanto eravamo lontani dall’intendersi, e s’era mai possibile venirne a capo. Per altro io ho battuto sopra questo punto quanto ho potuto, e saputo; ma inutilmente a quello ora io veggo. Vedrò dunque in questa, se mi riuscir meglio del passato fargli capire la inseparabilit . Se mi riesce, son sicuro che ho vinto la lite. Se non mi riesce, non sar segno della falsit della mia propositione, ma della mia inabilit a farmi capire sar segno manifesto. E però siamo arrivati finalm en te al compimento dell’esame. Perché se m’intendono, saranno loro li primi a farmi quella ragione, che so di avere, e che anzi intenderanno meglio di me. Se non m’intendono per la mia insufficienza, è affatto superfluo l’andar inanzi, perché io non saprò mai dirgli di più di quello che dico nella presente. Ma comeché in questa parlarò più chiaro, così (succeda poi ciò che vuole nel giudicio), raccomando ad ambidue il non far uso alcuno con chiunque di quanto rilevaranno di particolare, e di preciso. Insomma la solita secretezza e nel tutto, e nelle parti, perché in questa vi sar del preciso sì per l’ill ustrissi mo sig no r d otto r Balbi, come per v ostr a riv eren za. La dimostratione del circolo come armonico per propria intrinseca natura, anzi come radice armonica, o non è stata capita dall’ill ustrissi mo sig no r d otto r Balbi, o non vi ha atteso abbastanza, o ciò non l’ho esposta nella sua vista, e forza. Sar quest’ultima, e però lo prego riflettere, che la dimostratione suddetta conclusa esser il circolo non gi un risultato d’infiniti poligoni, come lo definivano li geometri, ma il risultato degli infiniti mezzi armonici delle proportioni geom etri che discrete. E ciò in forza di legittima geo- m etri ca dimostratione. Rifletta, che dato per esempio un quadrato infinitam en te pieno di linee rette in piano, la linea circolare null’altro fa, che tagliare, o sia sottrarre a tutte le infinite rette linee suddette quella tal portione di linea, quale sottratta, resti il seno sem- pre mezzo armonico di quella ragione, in cui la stessa linea ha diviso il diametro. Cosiché

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