Giuseppe Tartini - Lettere e documenti / Pisma in dokumenti / Letters and Documents - Volume / Knjiga / Volume I
218 sua radice. Questa è la mia propositione, che intendo aver dimostrata nella risposta pre- sente, e dippiù intendo che sia dimostrata nel mio trattato alla quinta propositione, dove comincio, dunque (per corollario) dato qualsivoglia sino nel circolo, e dato a raguaglio il sino protratto etc . , si degni il sig no r d otto r Balbi di considerare quel luoco, e d’inter- narvisi (giacché la dimostratione è ristretta a poche parole) e la rilevar ad evidenza. La qui inclusa dimostratione dar lume e facilit alla intelligenza di quella; ma bisogna poi aver patienza se subito non s’intende, perché finalm en te sono tutte dimostrationi siste- matiche. Bisogna comprendere molte cose in una volta, e col dimostrativo tener dietro al fisico a passo a passo. Dico bensì, che s’intender intrinsecam en te quella dimostratio- ne, e quanto dico nella quinta propositione, o no. Se no, è superfluo il proseguimento dell’esame, perché finalm en te in quella propositione s’include tutto il sistema. Se sì, si proseguir allegram en te, perché si verr infallibilm en te a buon fine. Con mia mortificazione poi le dico, che sono quasi due mesi, che venti libbre di cioccolata sono a Rovigo per esser addrizzate al p ad re m aes tro Binelli opportunam en te. Ho la disgratia, che un mio per altro buon amico mi fallì in una occasione di tanta mia premura. Mi pare per altro impossibile, che a momenti (migliorando le strade veram en te sinora pessime) non venga l’incontro opportuno. Qui per il Santo si aspetta il sig no r conte Camillo Grassi. Son sicuro ch’egli mi far il favore di portar seco lui le altre venti, che ten- go qui. Mi conservi il suo amore, abbia meco una santa patienza, e persuada l’ill ustrissi mo sig no r d otto r Balbi, a cui umilio li miei rispetti, a far lo stesso, e mi rassegno sempre più di v ostr a riv eren za um ilissi mo devot issi mo obl igatissi mo servitore Giuseppe Tartini Padova li 19 maggio 1752 95. G.B. Martini a Tartini M o lto ill ustr e sig nore sig nore p ad rone col endissi mo, proseguendo le nostre riflessioni pertinenti alla consaputa dissertazione di v ostra s ignoria m olto ill ustr e entriamo in un vivo desiderio d’intendere la costanza d’operare del- la natura, che avendo leggi stabili, dovrebbe essere sempre la stessa. Queste sue leggi le manifesta a noi per mezzo degli sperimenti, i quali, se n on dipendano da circostanze acci- dentali ed ignote, devono essere senza fallo concordi. Io qui prendo il suo delle due corde consonanti, le quali toccate maestrevolmente in perfetta consonanza, producano il terzo suono, e questo di lei sperimento lo confronto con quello descritto da signori dell’Acca- demia regia delle scienze nella loro approvazione del tratt ato del sig nor Rameau intitolato
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