Giuseppe Tartini - Lettere e documenti / Pisma in dokumenti / Letters and Documents - Volume / Knjiga / Volume I
216 di v ostr a riv eren za um ilissi mo devot issi mo obl igatissi mo servitore Giuseppe Tartini Padova li 14 aprile 1752 94. Tartini a G.B. Martini M o lto rev eren do p ad re p ad rone col endissi mo, sempre più ringratio v ostr a riv eren za, e l’ill ustrissi mo sig no r d otto r Balbi, ma il mio obbligo verso loro è maggiore di qualunque ringratiamento. La prego della continuatio- ne, giacché mi par di vedere chiaram en te, che verremo a buon fine. V ostr a riv eren za non dubiti, che io mi affatichi nel rispondere alle difficolt , perché per me è lo stesso, che discorrere; e solam en te la prego di cuore a compatirmi nel mio difetto, ch’è un certo im- peto naturale in tutte le mie attioni. Con questo impeto parlo, scrivo, mangio, camino, e faccio tutto. Sorpassino dunque l’espressioni impetuose delle mie risposte, se qualche volta inavertentem en te mi sfuggono: sì perché infatti non me ne accorgo, sì perché in sostanza nell’animo mio tengo me stesso e la mia lingua sotto li piedi loro. Vengo alla proposta ultima difficolt ottimam en te concepita, e che nel caso nostro serve a maraviglia per dilucidare la mia propositione. Per non moltiplicar questioni sorpasso la difficolt (per altro grand issi ma) di accordare come cagioni prossime del suono li tremori (in genere) eccitati dalle due corde toccate etc . etc . Questa cagione è troppo vaga, e genera- le, e sostantiam en te nulla insegna di più di quello insegnarebbe l’assegnatione del moto in genere per cagione de’ suoni; e per dire qualche cosa di preciso, e di affatto convincente, si osservi meglio, che nella tromba marina vi può esser moto, e tremorìo della corda senza che vi sia, né possa esservi suono: qualche strepito, e rumore bensì, ma suono determinato non mai, essendo ciò impossibile per natura, e per arte (è così nelle trombe da fiato, corni da caccia etc . ), perché dipende da un altro principio ben diverso da tremori della corda. Ma di questo a suo tempo, se v ostr a riv eren za, e il sig no r d otto r Balbi avranno curiosit di saperlo; e per ora attendiamo al più. Resti dunque in tutta la sua forza la proposta difficolt . Ciò non ostante confermo ver issi ma la mia propositione, cioè che il terzo suono prodotto dalle ragioni formanti la serie armonica è voluto dalla natura armonica in genere general issi mo, è costante in infinito, è la radice universale armonica, e tutto quel di più che si può dire, dando a tal preciso concetto qualunque massima dilatatione. Si degnino nel caso presente, perché giova assai, di osservare la mia franchezza. Gli accordo la loro difficolt , e pure così rispondo. Se questa volta dunque io provo la mia propositione in tal modo, che non vi sia luoco a risposta sar segno più ch’evidente della
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