Giuseppe Tartini - Lettere e documenti / Pisma in dokumenti / Letters and Documents - Volume / Knjiga / Volume I
203 LETTERE tato. Primieram en te si rifletta, che io non mi faccio autore se non del solo terzo suono procedente dalle due corde di qualunque strumento d’arco, e sopra questo verte tutto il mio trattato. Dunque in tal rispetto l’avertenza è superflua perché so di certo, che son io quello, che primo di tutti ha scoperto questo tale terzo suono. Secondariam en te non mi si può negare, che non mi sia noto il fenomeno della corda, come Ut, che produce altri due suoni acuti, uno in 12 esi ma, l’altro in 17 esi ma. Trenta righe incirca inanzi la prima propositione del mio trattato dopo scritte queste precise parole è cosa maravigliosa, ch’essendosi osservati li tre suoni, che si sentono in una sola corda tesa sopra il monocordo, cioè 1, 1/3, 1/5, non si abbia dedotto, che la unit è in sé stessa di natura, armonica, quando 1, 1/3, 1/5 è progressione armonica etc . : dunque mi era noto questo fenomeno, lo confesso di scoperta altrui, perché noto comunem en te, ma non basta. Si osservi, che nel luoco citato lo rinfaccio agli uomini dotti (assieme con gli altri fenomeni comunem en te noti) perch’essendo noti a loro tali fenomeni, non abbian dedotto che la unit è in sé stessa arm oni ca, e che la progressione arm oni ca in qualunque rispetto riduce il diverso ad uno, ed allo stesso etc . È cosa chiara, che tanto è in musica Ut, Sol in 12 esi ma, Mi in 17 esi ma, quanto in linea sonora et in frattioni 1, 1/3, 1/5. È certo, che nel mio trattato sono scritte le citate parole, e del suddetto fenomeno (come noto comunem en te) me ne vaglio per ragione contro la inavverten- za degli uomini dotti. Dunque sinora l’avvertenza datami pare superflua. Se poi mi vien data la suddetta avvertenza (come infatti è accennato nella di lei lettera) perché appresso a poco si crede, che tanto il mio fenomeno, quanto gli altri appartenenti a questi suoni di consenso siano, e significhino lo stesso, qui bisogna andar cauti affatto, né bisogna anticipare il giudicio inanzi l’intiero e intrinseco esame del mio trattato. La differenza del mio fenomeno dagli altri noti è sostantiale, e la scoperta della radice armonica costante infinitam en te in 1/2 (ch’è il terzo suono) pesa tanto, quanto non solo non può per ora capirne il peso né il venerat issi mo sig no r d otto r Balbi, né v ost ra riv eren za, ma nemen io lo capisco abbastanza. L’affare presente è della ultima seriet , et è un grave sbaglio se si crede, che si possa considerare in superficie. Bisogna inter- narvisi quanto si può e si sa, e però essendomi nota questa necessit indispensabile, mi son posto e mi pongo di nuovo nelle loro mani: sicuro di non poter sciegliere due uomini di loro migliori per testa, e per cuore. Ma non bisogna perder tempo in cos’e- strinseche; abbastanza vi sar che fare e dire nell’esame della propositione del trattato. Mi raccomando dunque di nuovo a loro per la ultimatione di questo esame, e dove non vedono chiaro, si fermino pure, e mi scrivano, perché spero in Dio, che le lettere non si perderanno più, et io certam en te risponderò subito, come ho fatto sinora.
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