Giuseppe Tartini - Lettere e documenti / Pisma in dokumenti / Letters and Documents - Volume / Knjiga / Volume I
199 LETTERE 83. Tartini a G.B. Martini [fuori:] Al M o lto Rev eren do P ad rone Col endissi mo Il P ad re Gio vanni Batt ist a Martini M aest ro di Capella in S an Franc esc o di Bologna franca per Venezia [dentro:] Ringratio v ostra r iverenza quanto mai so e posso per l’evident issi mo segno datomi della sua cordiale premura nell’esame del mio trattato. Sia pur tra noi il patto espresso di proceder con tutto il rigore nel presente affare, et io, che giornal- m en te esamino il trattato, sarò il primo quando vi trovi qualche errore, a farglielo avertire. Quando poi non vi sia, mi dev’esser lecito e necessario di spiegarmi con tutta libert . Nell’avertenza datami da v ostra r iverenza si degni riflettere che io non mi fac- cio tutore e scuopritore se non del solo terzo suono procedente da due corde suonate di qualunque strumento d’arco; sopra quello unicam en te verte il mio trattato intiero, e questa è l’unica scoperta, che io dico mia perché lo è. Se io dunque di nulla più mi faccio autore pare che l’avertenza datami non sia al proposito. Molto più perché v o- stra r iverenza non può negare che non mi sia noto il fenomeno della corda come Ut che produce altri due suoni acuti, uno in 12 esi ma come Sol, l’altro in 17 esi ma come Mi. Trenta righe incirca inanzi la prima propositione del mio trattato, ella ha obligo di aver letto queste mie precise parole: è cosa meravigliosa, ch’essendosi osservati li tre suoni che si sentono in una sola corda tesa sopra il monocordo, cioè l, 1/3, 1/5 non si abbia dedotto, che la unit è in se stessa di natura armonica, quando 1, 1/3, 1/5 è progressione armonica, etc . dunque non solo mi era noto il fenomeno, non solo lo confesso di scoperta altrui, e noto comunem en te, ma di più nel luoco citato lo rinfaccio assieme con gli altri fenomeni arm oni ci comunem en te noti agli uomini dotti, perch’essendo a loro noti tali fenomeni non abbiano dedotto che la unit è in se stessa armonica, e che la progressione arm oni ca in qualunque rispetto riduce il diverso all’uno, e allo stesso etc. Io non dubito, che v ostra r iverenza non sappia, che tanto è in musica Ut grave, sol in 12 esi ma, mi in 17 esi ma acuti, quanto in frationi e in linea sonora 1, 1/3, 1/5. Egualm en te non dubito, ch’ella non abbia letto le parole del luoco citato. Dunque l’avertenza datami anco in questo aspetto pare superflua. Se poi v ostra r iverenza crede (come infatti lo accenna) che a presso a poco tanto li fenomeni gi noti, quanto lo scoperto da me siano, e significhino lo stesso, perché in genere tanto in quelli, quanto in questo si sentono altri suoni oltre il dato suono naturale, la supplico andar cauto in questo suo anticipato giudicio. Il vero giudicio della diversit sostan- tiale del mio fenomeno da qualunque altro sinora noto non può darsi se non doppo l’esame (ma intrinseco, non superficiale) di tutto il mio trattato. Tanto per la scoperta della radice armonica costante in infinito in 1/2 (et è il terzo suono scoperto) quanto
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