Giuseppe Tartini - Lettere e documenti / Pisma in dokumenti / Letters and Documents - Volume / Knjiga / Volume I

186 Sino a qui ella vede che la cosa è condotta da quella forza superiore da cui di- pendono le combinationi, e però va bene. Vengo alla cosa. Questa è la scoperta della scienza fisicoarmonica: scienza nota una volta agli antichi filosofi, ma sempre occultata con inviolabile segreto. Le indicationi di questa scienza sono manifeste in Platone. Sono precise parole del Timeo: “non può non esser nota la formatione dell’anima del mondo a chi è nota la scienza armonica.” Sono precise parole di un altro dialogo: “le scienze ne- cessarie ad un filosofo sono la fisica, la matematica e la scienza armonica”. Ne’ fragmenti di Mercurio Trismegisto (da presenti critici falsamente supposti non veri) vi sono queste precise parole: “musicen nosce est cunctarum rerum ordinem scire, et quae sit divina ratio sortita” (o nel Pimandro o nell’Asclepio). Certamente questi filosofi intendevano tutt’altro, che la musica vocale e instrumentale. È musica, e armonia, ma dell’universo, e questa è la scienza fisicoarmonica. Questa scienza è fondata intieramente sopra le cose fisiche: nulla essendovi né potendovi essere di arbirtio umano. Li fenomeni fisicoarmonici sono il suo soggetto e le demostrationi accompagnano inseparabilmente li fenomeni, cosiché nulla si possa de- durre da questi, se non demostrativamente. Le demostrationi si desumono in parte dalla geometria, in precisione dal circolo, e in genere da una scienza demostrativa fondata sopra il numero commune aritmetico. Questa è la vera scienza delle proportioni, quale sinora è imperfettissima, perché ristretta a miserabili confini, e perché non ridotte mai le proportioni a sistema. Sono molte le parti essentiali formanti la scienza fisicoarmonica, e sono tra loro inseparabili, se si risguarda tutto il sistema. In conseguenza la opera intiera è un volume, se ben so di certo non averla intieramente consumata. Ma con eguale, anzi maggior certezza affermo di poter gettare le fondamenta in modo che più non perisca, e co’l tempo si avanzi alla sua perfetione. In queste parti essentiali fortunatamente ve n’è una in qualche maniera separabile, e rispetto al modo di pensare degli uomini (se ben colti) di tal significatione, che prodotta al pubblico far strepito tale e tanto nel dotto mondo, che il simile certamente non si sar sentito mai. Per me non così, perché son certo di certezza fisica e demostrativa esservi in questa scienza maravigliosa qualche parte che importa molto più. Tuttavolta questa, che propongo come separabile, basta e avanza per indicare il peso, e il merito infinito della scienza intiera, et è degna senza niuna esi- tatione di esser posta in mano di costesto monarca. Sin qui ho parlato io, ora parli ella, e mi dica. Tartini caro la tua testa è riscal- data senz’altro. Tu semplice e mecanico suonator di violino, tu ignaro di filosofia e matematica, tu in questi tempi illuminatissimi pretendi e presumi di aver scoperto cose nuove appartenenti alle scienza fisicomatematiche? Qual è l’uomo savio che lo debba credere? Peggio, e che sapevano gli antichi filosofi in paragone de’ filosofi de’ nostri tempi? Sia stata (per farti gratia) apresso loro la scienza fisicoarmonica, e sia presentemente da te scoperta. Quid inde? Perciò s’imparar forse qualche cosa di nuovo da filosofi presenti, che tutto han veduto, e tutto sanno? E non si deridono presentemente gli antichi, o come visionari, o come ignoranti? Peggio di peggio. E tu

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