Giuseppe Tartini - Lettere e documenti / Pisma in dokumenti / Letters and Documents - Volume / Knjiga / Volume I
143 LETTERE [dentro:] Ill ustrissi mo sig no re sig no re e p ad rone col endissi mo, per obbligo di pontualit , e di debito verso sua altezza regnante, devo avisar v ostra s ignoria ill ustrissi ma, acciò subito lo faccia sapere al ser enissi mo padrone, che il sig no r Bernardo o è per passare o è passato a quest’ora alla nostra religione. Sapendo egli di sicuro, che io me gli sarei opposto con tutta la forza, si è raccomandato a religiosi, e distintam en te ad un cavaliere padoano, che lo ha preso a proteggere in tal modo, che ha procurato di farlo ricevere al serviggio della stessa capella di s an Antonio, dove son io. Così io ho saputo ch’egli o è per mutare, o ha gi mutato religione, e appena ho saputo tanto, che son andato subito a prottestarmi a quelli che governano questa nostra capella, che nella stessa ora e punto, che riceveranno in capella il sig no r Bernardo, io partirò da Padoa, e rinunziarò per sempre la capella, intendendo io di far sapere e a sua altezza regnante, e a tutto il mondo, che in questo affare non solo non vi ho parte alcuna, ma sono affatto contrario. Dippiù son andato in persona a dir le mie raggioni al cavaliere, che protegge il sig no r Bernardo, ma la minor forza è la mia, né posso contrastare con chi ha molta più forza di me. Insomma, non posso far altro se non darne notizia a v ostra s ignoria ill ustrissi ma, acciò subito faccia saper il tutto al ser enissi mo p ad rone con dirgli dippiù, che il sig no r Bernardo non è qui, ma avendo finto di partire, e andar a Mantoa per guadagnarsi qualche denaro con prom m essa di ritornare da me, non è tornato più in Padoa. Son sicuro, che il cavaliere, che lo protegge, sa ben issi mo, dov’egli è, perché se non lo sapesse, non lo avrebbe propposto in capella di s an Antonio. Ma sua altezza regnante si assicuri pure, che qui in Padoa se vi star il sig no r Bernardo, non vi starò io infallibilm en te, sebbene io per star qui ho rinunziato a tante corti, e a molto maggior utile. Questo è quel solo, che io posso fare contro una forza maggior della mia, acciò e sua altezza e tutti tocchino con mano questa verit , che io mi oppongo a tal disordine con tutte le mie forze, e con lo stesso mio danno. Non so poi, qual sia il vero motivo, che spinga il sig no r Bernardo a tal risoluzione, se una meza disperazione, o qualche se- creto impegno di matrimonio, o qualche altro motivo. Se egli fosse in Padoa, gli avrei cavato il segreto di bocca o per amore, o per forza, e così farò, se mai più mi comparir davanti. Ma io credo per certo, che fugir sempre da me nientemeno che dal suo ser e- nissi mo padrone, doppoché ho fatto sentir in pubblico il mio risentimento per simile azione, e doppoché ho detto tanto, quanto ho detto a quel kavaliere, che lo prottegge. Ho avuto molti scolari prottestanti e sassoni, e prussiani, e olandesi, e inglesi. Son un uomo onesto, so il viver del mondo, né mai mi è succeduto alcun disordine, e vi è in casa mia proibizione generale di parlar di religione. S’immagini v ostra s ignoria ill ustrissi ma quanto mi dolga il caso presente succeduto in un servitore di sua altezza regnante, per cui avevo et ho distin tissi ma premura di ossequio, di rispetto, e di ogni titolo di servitore. Oggi scrivo sopra questo fatto a sua ecc ellen za il sig no r conte maresciallo di Schulemburgh, e son sicuro che mi prestar forza per oppormi a chi ha più forza di me, e di tutto ciò che succeder di nuovo v ostra s ignoria ill ustrissi ma sar puntalm en te avisata. Se per sorte in risposta dell’altra mia v ostra s ignoria ill ustrissi ma avesse spedito qualche
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