Giuseppe Tartini - Lettere e documenti / Pisma in dokumenti / Letters and Documents - Volume / Knjiga / Volume I
116 5. Tartini a Giovanni Battista Martini Molto rev eren do p ad re p ad rone col endissi mo, rispondo in somma fretta alle sue difficolt . Sto, e starò ancora occupato grave- m en te per qualche giorno; questo è il motivo per cui non ho adempiuta la mia promessa. Ma stia v ostra r iverenza pur sicura, che fra pochi giorni sarò affatto disimbrogliato, e farò il mio detto. E intanto riceva per ora ciò che posso darle, promettendole di riffarla con usura. Studi, e faccia studiare più che può per trovarmi nuove, e più importanti difficolt , perché a forza di queste la verit maggiorm en te risulta. Ma l’assicuro, che le maggiori difficolt , che si potrebbero opporre al mio sistema, le so tutte molto bene, ma non cre- do che altri sapr opporle. Io stesso lo farò a suo tempo, e da esse vedr la mia sincerit , e nello stesso tempo la verit . Intanto mi confermo sempre più di v ostra p aternità molto rev eren da um ilissi mo devot issi mo obbl igatissi mo servitore Giuseppe Tartini Padoa li 10 decembre 1730 Alla prima difficolt Che negli accennati strumenti cioè tromba da fiato, tromba marina e corno da caccia operi la natura, e non l’arte, è cosa tanto evidente, che non cade in disputa. È vero che l’arte deve addattare lo strumento alla capacit dell’operazione della natura, cioè allungando le trombe da fiato, e li corni da caccia in modo che la più grave ondulazione dell’aere, ch’è la voce più grave dello strumento, si dilati per tutto il corpo sonoro. Fatto questo dall’arte, tutto il rimanente è necessit di natura di quel corpo fisico-sonoro, e ciò tanto è vero, quanto non vi è né vi fu né vi sar chi sia capace di trovare in quegli strumenti altre voci, che quelle sole che vengono di necessit . Ne osta che il principio di questa operazione venga dall’arte, perché infatti si chiama da me arte più abusivam en te, che veram en te. Si allunghi, si scorci ogn’uno di que’ strumenti, non vi sar differenza, che nella gravit e acume della prima voce, onde l’arte in ciò non vi ha altro arbitrio, che della prima intonazione. Il rimanente è sempre quello, im m mutabile, e necessario, per- ché sempre tale. Ma il fatto è più scoperto nella tromba marina come capace di meglior essame. Si dia altra figura al corpo sonoro, sia tonda sia ovata, sia quadra, o piramidale com’è, sar sempre tutt’uno, e l’effetto sar sempre lo stesso. Di più, volti alla roverscia la tromba marina, e incominci a tasteggiare la corda dalla parte dello scagnello, tenendo il manico della tromba appoggiato in terra; l’effetto sar lo stesso. Di più, prenda un violone, e sopra il cantino del medemo vada appoggiando il dito lateralm en te come si fa nella tromba marina (e non comprimendo la corda) l’effetto sar lo stesso. Di più, sopra un tavolino, sopra un sasso, sopra un metallo tenda una corda appoggiata sopra qualche
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