Giuseppe Tartini - Lettere e documenti / Pisma in dokumenti / Letters and Documents - Volume / Knjiga / Volume I

113 LETTERE 3. Tartini da Praga al fratello Domenico a Pirano Praga li 3 novembre 1725 Sig no r fratello car issi mo, dal sig no r Pietro ho sentito le nuove funeste, e il precipizio, in cui stanno per cadere da tutte le parti, li vostri, e nostri interessi. Io vi scrivo la presente non per dirvi, che io possa rimediarli in qualche parte, mentre le nostre disgrazie sono universali, e io spendo qui tutto in medicine per tirarmi fuori da quest’inverno, ma per pregarvi in visceribus Christi di due cose. Una è, fratello caro, che e voi e v ost ra moglie, e la sig no ra madre, e quelle piccole creature, e il prete particolarm en te, e tutti insomma vi voltiate una volta di vero cuore a Dio e con l’orazioni, e con le operazioni, e con tutto quello che piace a Dio, perché vi prottesto che le disgrazie alla nostra casa sopragiunte non sono opere umane, ma castighi di Dio per gli nostri peccati vecchi, e per quelli, che forse anco al presente qualcheduno di noi va com m ettendo, che Dio nol voglia. E ricordatevi bene, che non vi è altra speranza che questa unica, e sola al mondo, onde se vi preme il bene dell’anima, del corpo, e delle vostre povere creature, bisogna fare quello che vi dico io, e bisogna farlo assolutam en te e farlo fare da tutti, e da tutte in casa nostra. Altrimenti, se non farete così, anderete non voi solo, e voi soli, ma io ancora in ultimo esterminio, e ci verranno sopra le maledizioni di Dio, dalle quali non sar mezo alcuno per ripararsene, e la colpa sar la nostra, e non d’altri. Pensate, che quello [che] vi dico al presente, non ve lo dico per farvi una predica, ma Dio mi fa parlare così, in modo che sono obligato a dirvelo, e ad avisarvelo, come fosse una rivelazione di Dio, acciò non vi potiate scusare né voi né gl’altri col non averlo saputo. Io ve lo dico chiaro, onde pensateci, che si tratta di assai più di quello vi pensate, trattandosi e d’animo e di corpo e di madre, moglie, figli, fratelli. Leggete la mia lettera in tavola, acciò tutti la sentano, e ogn’uno pensi alli casi sui. L’altra cosa, di che vi devo pregare, è, che se in quest’anno o sino a più di mezo l’anno venturo vedeste andar le cose vostre tutte dalla prima sino all’ultima in precipizio tale, così che non vi restasse cos’alcuna al mondo e che per vivere foste obbligato per modo di dire di andar accattando di porta in porta, riccordatevi di non vi disperare (vivendo però in grazia di Dio) anzi riccordatevi, che questo sar il vero segno di quelle verit , che io vi avrò forse pronosticate tutte, che se saranno vere queste, sar vero ancora che non finir l’anno, che e voi e tutti e io starem assai meglio di quello sia mai stato nostro padre, e che fossimo mai stati capaci di star noi con tutta la nostra industria. Non cercate né il come né il quando di questo, perché egl’è un miracolo di Dio a di ri ttura, e sar tale, quando noi non l’impediamo con le nostre colpe, e mal vivere. Perciò fatevi animo, resistete coraggiosam en te ad ogni tribolazione che Dio vi mander , e pensate sempre, che questa è la vigilia, in cui si digiuna, della festa, in cui si tripudia. Sopra tutto rispettate la madre, perché li nostri maggiori peccati sono stati contro essa, onde bisogna emendarli con altrettanto rispetto. Conservatevi sano, e aspettate con ogni pace, e co-

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