Giuseppe Tartini - Lettere e documenti / Pisma in dokumenti / Letters and Documents - Volume / Knjiga / Volume I
110 1. Tartini da Praga al fratello Domenico a Pirano Praga li 2 nov em bre 1713 [recte 1723] Sig nor fratello carissimo! Io non ho mancato subito arrivato in Praga di scrivervi per via di Venezia, e darvi nuova del mio stato, del mio arrivo, del mio guadagno e in somma di tutto, e resto mol- to maravigliato, come voi non abbiate ricevuto questa lettera. Per l’avvenire io vi scriverò per via di Trieste, come faccio presentemente, e farete voi ancora lo stesso, per il recapito sicuro delle lettere farete nella mansione in casa del sig no r conte Filippo Kinski. 1 Ora per venire a i nostri interessi vi dico che tutto quello posso guadagnare all’anno di netto da tutte le spese consiste in poco più di quattrocento ducati, e senza speranza di guadagnare nemeno un soldo di più sino che sto in questo impiego; che non mi d che duecento ongari all’anno; e però io non penso di restar qui, dove per metter assieme quattro o cin- que mille ducati, vogliono esser otto o dieci anni; il mio pensiero è di andare nell’anno venturo in Inghilterra dove in due o tre anni son sicuro di portar via un paio di migliaia di zecchini; e di questo ne son sicuro; ma bisogna far il conto, che se io presentemente mi privo del soldo per darlo a nostro fratello, io poi non avrò per far il viaggio, per far il quale vogliono essere almeno cento ongari, ma a farla miserabilissima. E però qui biso- gna che facciamo bene li nostri conti e come che voi. Se io vi do denaro, non posso darvi che quattrocento ducati all’anno, et io devo restar senza un soldo per modo di dire con pericolo e di malattia, e di mille casi che possono darsi a chi è fuori di casa sua, e in paesi forestieri; di più oltreché non so se quattrocento ducati vi possono bastare per mantene- re il luogo di San Basso, 2 io penso caro fratello, e ti prego a non ne aver per male perché parlo tutto per bene, e per sicurezza de’ nostri interessi; io penso dico che essendovi questi dissapori con mia moglie, alla quale tanto voi quanto mia cognata avete detto a lettere di scattola, 3 che io non avevo che fare né nella casa né nella robba, né nelli poderi, e dovendo io una volta tornare in Pirano e assieme certamente con mia moglie, che o buona o cattiva bisogna che me la tenga tale quale è, e vi vuol flemma; aspetterei ogni giorno ancor io di sentirmi dire o da voi o da mia cognata lo stesso, e all’ora comecché io credo senza dubbio da quello che sento in me stesso di aver assai più amore per voi altri, che voi per me, sarebbe questo il caso da farmi morir in tre giorni da passione, perché piuttosto che disturbar voi altri o con liti o con altro, per Dio vorrei andar accattando il pane per l’amor di Dio. Ma dall’altra banda potete ben credere, che dopo aver ancor io faticato come un asino e consumata mezza la vita per guadagnarmi un poco di soldi 1 Il conte Philip Joseph Kinsky fu cancelliere alla corte di Carlo VI di Boemia. Tartini si trattenne a Praga per circa tre anni al suo servizio. 2 La chiesa di san Basso a Strugnano, demolita nel 1957, era adiacente Villa Tartini. Sau-Macchi, 2014: p. 91. 3 A ‘caratteri di scatola’, molto grandi, con estrema chiarezza.
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