Giuseppe Tartini

La "Scuola delle Nazioni" di Giuseppe Tartini.
Identità stilistica e disseminazione europea.

La “Scuola delle Nazioni” di Giuseppe Tartini (come venne definita nel 1769 dall'astronomo De Lalande) formò a Padova una nutrita serie di allievi provenienti da varie regioni europee e appartenenti a diverse classi sociali, con intenti strettamente musicali e professionali o di carattere dilettantistico e più culturale che tecnico. Oltre agli allievi, vennero in contatto con il Maestro musicisti e importanti personalità di cultura, in una rete di rapporti non solo con il mondo musicale europeo, ma anche con quello letterario, diplomatico, scientifico e politico dell’epoca.

La didattica tartiniana offriva formazione musicale e violinistica, a partire dalle basi o come specializzazione, ma anche un insegnamento della composizione ad ampio raggio (alcuni allievi saranno anche compositori di opere teatrali, come J.G. Naumann). La formazione musicale, incentrata sullo studio strumentale, era però strettamente modellata sulla vocalità e sull’articolazione del discorso, nutrendosi anche di riferimenti a musiche popolari (famosa l’Aria del Tasso alla base di una serie di sonate di Tartini).

Il Maestro curava i contatti per l’inserimento professionale degli allievi, manteneva rapporti con principi e mecenati che li avevano inviati a specializzarsi a Padova e seguiva gli studenti in un rapporto personale di amicizia anche dopo la conclusione del periodo di studio, tanto che negli anni si venne a creare una vera e propria identità di “scuola”. Facevano parte della cerchia tartiniana e fruirono degli insegnamenti del maestro patrizi e nobili, ma anche borghesi o musicisti alle dipendenze di cappelle musicali, dilettanti e professionisti, studenti iscritti contemporaneamente all'Università (lo Studium) di Padova e giureconsulti, oltre a varie virtuose degli Ospedali veneziani.

Le provenienze furono varie: allievi padovani e veneti, studenti provenienti dalle regioni italiane del nord e del centro, da Dalmazia, Francia, Boemia, Germania, Svezia e, stando alla dedica dell’edizione a stampa delle Sonate Op. II (ed. Cleton), persino dall’isola di Giava. Il rientro nei paesi di origine degli stranieri o la carriera europea di molti allievi italiani (come Nardini o Manfredi) determinò una vasta disseminazione in tutta Europa dello stile, degli ideali musicali e dell’ampio patrimonio culturale tartiniano, veicolato dalle personalità degli allievi e arricchito di nuovi apporti in ambienti e ambiti musicali diversificati. Dalla Spagna alle corti tedesche, alla nobiltà boema, dai concerti pubblici francesi e inglesi, al teatro, alla chiesa, alle accademie private e ai circoli di dilettanti, la capillare influenza di questo modo di fare e comporre musica sostanzia e alimenta la cultura musicale europea a cavallo dei due secoli, aprendo strade e lasciando tracce, che definiranno il sorgere di nuovi stili e linguaggi del comune patrimonio musicale occidentale.

A partire dalla lezione di Tartini i suoi allievi operarono una disseminazione degli ideali e dello stile musicale del maestro, contribuendo a una identità musicale europea, in gran parte alla base di quello che verrà denominato successivamente “stile classico”. Il ritrovarsi in un’identità di scuola a partire dalla forte personalità musicale e ideale di Tartini ebbe come ricaduta l’ampia produzione di trascrizioni e adattamenti o la copiatura delle opere del maestro, ma anche la spinta all’inserimento dei principi tartiniani in nuovi generi musicali. L'influenza di Tartini non va letta perciò soltanto in aspetti di organizzazione formale o tematica, ma in un atteggiamento di linguaggio musicale e in scelte di stile, che contribuirono all’arricchimento e allo sviluppo della musica tra ‘700 e ‘800.

Margherita Canale