Lungo i passi di una vita

28 - Sonate e concerti dedicati a sovrani europei

Il conte Francesco Algarotti, veneziano proveniente da una famiglia di mercanti, fu un modello di intellettuale cosmopolita settecentesco. Dall'Italia si spostò a in Germania stringendo rapporti con vari principi e signori locali. Durante questo periodo intrattenne un rapporto epistolare con Tartini. Il Maestro delle Nazioni componeva musiche destinate ai Sovrani del tempo e le faceva recapitare tramite l'Algarotti, ricercando in cambio favori per i propri allievi o un patrocinio economico per la stampa dei suoi scritti. Tartini compose due gruppi di sonate e concerti che fece recapitare sempre tramite Algarotti. Nel primo caso si tratta di "piccole sonate" per violino solo e di concerti, destinate a Federico II di Prussia. Inoltre abbiamo notizia di 6 concerti per violino inviati al Principe Ferdinand Philipp von Lobkowitz. Tra i documenti conservati presso l'Archivio Musicale della Veneranda Arca del Santo di Padova c'è un manoscritto autografo (I-Pca1888-1) che trasmette forse le sonate a cui fa riferimento Tartini nella lettera ad Algarotti qui riproposta. Questo manoscritto comprende opere  tarde concepite per violino solo e cioè suonate senza accompagnamento. Per tutta la vita Tartini fu interessato alla musica popolare e molte melodie solo in parte identificate provengono da repertori etnici.


Lettere e documenti

Lettera di Tartini ad Algarotti

  Signor Conte mio Signore e Padrone
Per quanto io vedo, son divenuto l’oggetto, e il soggetto de di Lei beneficj. Le dirò una cosa sola; et è, che stimo e stimarò infitamente più il Benefattore di qualunque beneficio grand[issi]mo che possa farmi. Questa è verità, che le può servir di regola sicura per sempre. Vengo alla musica. Le piccole sonate mie a violino sono mandate costà hanno il basso per cerimonia: particolarità, che non le scrissi. Io le suono senza bassetto, e questa è la mia vera intentione. S. A. il Signor Prencipe di Lobkowicz sarà servito quanto prima nel miglior modo a me possibile nelli sei Concerti com[m]essi; e se verrà in Italia, così che io possa aver la sorte di umiliarmigli personalm[en]te rinoverò in lui la mia vecchia servitù contratta in Praga con i genitori, e Zio. Ho ancora nelle orecchie il liuto della madre di sua Altezza, quale suonava in tal maniera, che io non fui capace distinguerla da Monsieur Vais di lei Maestro. Ella mi motiva di poter accomodare il mio Scolare Pasqual Bini con sua altezza. Considerando io le circostanze, vedo benissimo il sommo vantaggio del mio scolare in tal caso. Egli è ricco di virtù nel suo mestiere, e di bontà ne suoi costumi; ma il di lui spirito povero non è per Corti grandi. Persuaso dunque che questo sia il buon punto per lui, gli ho scritto subito; non perché domandi stipendio etc.; ma perché dia il suo assenso al serviggio di tal padrone. Per altro ella abbia la benignità di condurre a buon fine questo affare per ogni parte; e sia sicura, che nè io, nè lo scolare dimanderà quantitativo. La unica consideratione, che in tal caso deve avere sua altezza, si è, che avendo quest’uomo al suo serviggio, e sua Altezza potendo giustam[en]te indicare del di lui valore, e merito, trovarà in fatto che per tutta la Germania, quanto è lunga e larga, non vi sarà certam[en]te altro uomo da paragonarlo, e porlo a confronto. Me le raccomando dunque di nuovo sopra questo particolare, mentre umiliandole li miei cordialissimi e ossequientissimi rispetti, mi rassegno sempre più.
Del Signor Conte mio Padrone e Signore
Umilissimo devotissimo Obbligatissimo Servitore
Giuseppe Tartini

Padova li 24 Febraro 1750

 

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